Baccanti di Euripide

Regia di Rosetta Iacona e Maurizio Carlo Luigi Vitale

Spettacolo vincitore del premio per la migliore regia alla X edizione del Tindari Teatro Giovani 2011.

Note di regia:

Dioniso, ovvero l’affermazione dell’irrazionalità, dell’individualità, della corporeità, l’affermazione della società come insieme di individui. Penteo, ovvero la negazione dell’estro, della follia, dell’individualità. L’affermazione dell’essere come conseguenza di regole e leggi. Così se la libertà di vivere il proprio corpo e la propria follia sono per Dioniso, alla luce del sole, fuori della Polis ma alla luce del sole. Per Penteo la morale delle leggi tende a negare tali libertà. Ma al tempo stesso non può negarne l’imprescindibile necessità. Si trasforma così in voyeur, si traveste, spia le Baccanti, a significare che l’essere umano è duale, ora razionale e mentale, ora folle e corporeo. Penteo, il perdente, trasforma quindi in vizio la libertà del suo essere. Non riconosce Dioniso in quanto Dio, non vede ciò che non vuole vedere, sente e vede le baccanti che circondano la sua reggia e che martellano la reggia stessa con lo stridore dei “timpani”. Non vede invece le Baccanti durante i riti sul monte Citerone, ne mentre in dialogo con Cadmo, Tiresia, i mandriani, esse gli sono accanto a testimoniare che la loro presenza come il loro significato, è innegabile. Fino all’ultimo si nega all’irrazionale, al corpo e alle sue necessità. Per questo vizio, più che per volere del dio, troverà la morte. Agave riconoscerà la testa del figlio nel simulacro, una testa di gesso coperta da un velo pietoso posto da Cadmo e che Cadmo stesso toglierà per svelare il folle atto di Agave. In scena totale assenza di scenografia, nè “timpani”, ne “tirsi”, ne albero o trono, solo maschere, doveroso omaggio di uno spettacolo fortemente contemporaneo, al Dramma Antico. O più precisamente uno spettacolo dove la recitazione, l’azione scenica, il movimento e la corporeità sono ora scenografia, ora simbolismi. In uno spazio scenico vuoto, le baccanti diventano sfondo, a simboleggiare la loro costante e incombente presenza. Dioniso il doppio è rappresentato sempre da due attori, una rappresenta il Dioniso dio, arrivando a mostrarsi con il volto celato da un teschio di toro a simboleggiare la propria natura soprannaturale. Dioniso uomo invece appare come un comune mortale. I due volti di Dioniso: il dio e l’uomo. Il coro delle Baccanti, nove attrici, tra di esse Agave, la madre di Penteo, e la Corifea, è sempre in scena. Vestite tra il filologicamente classico ed il folle, a rappresentare il lato irrazionale, le Baccanti non brandiscono il tirso o il “timpano di Frigia”, ma costantemente mostrano il loro essere dissennate, ora turpi e cattive, ora dolci e amorevoli, ora umane ora  soprannaturali, ora “Baccanti” ora “Menadi”. Così come il testo è declamato ora dal Dioniso uomo ora dal Dioniso dio, ora insieme, il coro delle Baccanti declama con interventi di una o più soliste. Sempre in movimento, le Baccanti danzano ora leggiadre ora demoniache, oppure si scuotono e si muovono ora sensuali ora abbandonate all’estasi. Musiche registrate, tratte da brani di origine classica o comunque composti in base a ritrovamenti di “spartiti” di epoca Ellenica, accompagnano la rappresentazione.

Introduzione al testo:

Il testo scelto, ovvero la traduzione utilizzata per la rappresentazione di queste Baccanti di Euripide, è quella di C. Diano edita dalla BUR. L’adattamento del testo, ovvero la sua riduzione, nonché l’adattamento al cast, ovvero la drammaturgia per un gruppo di 15 attori tra personaggi principali e coro, è stato curato dalla regista Rosetta Iacona, con la consulenza della professoressa Antonella Casciolo. La scelta della traduzione di C. Diano è parsa come la più ovvia per coniugare la bellezza del testo di Euripide, ad un uso del linguaggio che fosse moderno e facilmente comprensibile, pur restando estremamente teatrale. L’adattamento del testo, prima contaminazione di teatro contemporaneo ad una messa in scena tutto sommato classicheggiante, vede la rilettura delle suddivisioni classiche, ovvero la presenza sempre in scena del coro, che pur recita quasi esclusivamente negli stasimi. Il sottotesto che si è voluto amplificare in questo adattamento, vede la figura di Dioniso il doppio, il nato due volte, messo in scena da due attori, uno rappresentante il dio in corpo di uomo, l’altro il dio vero e proprio, e come figura vincente, come ovvia necessità per ogni essere umano di contenere entro se stesso Caos e Kosmos, e di conseguenza la figura delle Baccanti come rappresentazione della necessità dell’uomo di essere individuo, persona, di riaffermare la propria corporeità. Mentre Penteo è l’ottuso essere che non accetta il proprio lato irrazionale e come conseguenza demonizza tutti coloro che invece vi si abbandonano, almeno occasionalmente, e trasforma in vizio, quella che è la assoluta e già affermata necessita di contenere in ogni essere razionalità e irrazionalità. Vizio che nel suo caso, conduce alla morte.

Consulente per il testo Prof.ssa Antonella Casciolo

Coreografie coro Silvia Trigona

Assistente alla regia Paolo Pintabona