Elettra La purezza del dolore

dall’Elettra di Sofocle

Regia di Maurizio Carlo Luigi Vitale

La Compagnia Teatrale Contemporanea I Policandri

presenta

Elettra La purezza del dolore
Liberamente tratto dall’Elettra di Sofocle

Drammaturgia e regia di Maurizio Carlo Luigi Vitale


Sinossi

Resa pazza dal dolore, Elettra, la figlia di Agamennone, si lascia pervadere dall’angoscia per la morte del padre senza accennare mai a lasciarsi alle spalle il suo l’assassinio. Costretta a vivere con sua madre Clitennestra e il suo patrigno Egisto, gli assassini del re di Micene, non trova conforto nemmeno in sua sorella Crisotemi che pur addolorata per la morte del padre, sceglie altresì di arrivare ad un compromesso con la madre e il patrigno e continuare a vivere come sia per lei meglio possibile, benché condannata, come anche sua sorella Elettra, ad una vita di celibato impedendo così loro di avere quei figli maschi che un giorno si ritroverebbero, loro malgrado, obbligati a vendicare Agamennone. Così Elettra vive immersa nel suo lutto con la sola compagnia di amiche immaginarie che solo lei può vedere e udire e con le quali si intrattiene ogni giorno mentre attende il ritorno di suo fratello Oreste, il bambino che anni addietro, il giorno dell’omicidio, lei stessa gettò nelle braccia della nutrice affinché lo portasse lontano in salvo dalla scure a due lame che uccise Agamennone e che non avrebbe risparmiato nemmeno il piccolo Oreste, condannato a morte come il figlio di Andromaca, Astianatte, affinché non si rendesse autore di paterna vendetta. Ma Oreste non torna, non si presenta mai davanti alla porta della casa, non giunge mai per vendicare il padre e liberare le sorelle. Così Elettra, venuta a conoscenza per bocca di sua sorella Crisotemi, che coloro su cui essa riversa senza pudore alcuno tutto il suo viscerale odio, intendono riservarle lo stesso destino scelto per Antigone, rinchiuderla in una grotta lontano dal palazzo, lontano dalla vita Elettra trova in se stessa una forza inattesa. Come colpita dalla sindrome di Lazzaro immagina il ritorno nella casa della nutrice, venuta a riferire della improvvisa morte di Oreste, ucciso senza colpa durante una corsa di carri e che questa notizia però sia solo un trucco effimero per insinuare in casa proprio il fratello Oreste giunto sì insieme alla nutrice ma in forma di manichino, di vuoto fantoccio sospinto dal destino e dagli eventi. Così alla presenza dell’Oreste manichino Elettra trova quella forza mai posseduta prima e compie entrambi gli omicidi. Uccide Clitennestra e a seguire Egisto liberandosi con le su sole forze dal giogo impostole dal suo destino.

Il terreno brullo dove si svolge l’azione, il teatro antico che nella sua infinità bellezza resta luogo sospeso, ricordo di ciò che è stato, testimonianza di un passato di fasto e di un presente fatto di assenze ben si presta a rappresentare l’assenza di colori e di certezze, che è la mente di Elettra.


M. C. L. Vitale


Atto unico di 80 minuti.

in scena:

Elettra - Gloria P. M. Alfano

Clitennestra - Rosetta Iacona

Nutrice - Giuditta Perriera

Crisotemi - Giulia Tarantino

Coro - Elda Giuntini

Coro - Giulia Tarantino



Aiuto regia

Vocalist Giulia Tarantino
Scenografie e manichino di Oreste realizzate da Rosa Vitale
Direttore di scena Ezio Fratello
Effetti sonori Giuseppe Calisti
Il manichino di Oreste è tratto da “Il Trovatore” di Giulio De Chirico

Prodotto da Compagnia T. C. I Policandri