Sinossi

Nel centenario della nascita di Eugene Ionesco, la compagnia dei Policandri mette in scena La Cantatrice Calva, prima “anticommedia” del grande drammaturgo franco-rumeno. Questa piece di Teatro dell’assurdo è stata prodotta dall’associazione Culturale A.GI.TE. – Agenzia Giovani Teatranti.

I morti vivono in un loro mondo, forse sotto il nostro, sono allegri, stralunati, senza quasi più memoria della loro vita precedente. Alcuni sono arrivati da più tempo, altri sono giunti da poco. I primi aiutano e iniziano i secondi, a modo loro naturalmente. Così le due coppie: gli Smith e i Martin hanno un loro, o meglio un loro e una loro, ovvero addirittura due precettori, Mary la cameriera e il capitano dei pompieri. In questo luogo “fuori” o meglio “sotto” il mondo (dei vivi), le suppellettili sono solo quelle necessarie, infatti, se è vero che gli oggetti rappresentano una persona anche dopo la sua morte, qui dove non sussiste il concetto di “morte” gli oggetti non hanno più alcun significato. Come in un cartone animato gli oggetti stessi appaiono solo quando servono, ed è Mary a porgerli agli Smith o ai Martin. Il pompiere invece, il più anziano, come data di decesso, di questo gruppo di dipartiti, tant’è che ha un incarico ben preciso, spegnere ogni cosa che brucia, case, oggetti, stomaci, situazioni, arriva già bardato di tutto ciò che può o potrebbe servirgli. Precettori dicevamo, Mary infatti ha il compito di istruire e seguire gli spirati nella diciamo, vita di tutti i giorni, diciamo perché in questo luogo “assurdo” il tempo non ha alcuna importanza, è un orologio senza lancette, tant’è che la pendola batte sempre il suo non tempo, ed ogni volta che ciò accade, i Martin e gli Smith, seguendo un rituale ben preciso, si rattristano proprio del fatto che per loro, ormai, il tempo non scorra più. Il pompiere invece deve acculturare i nuovi arrivi, e lo fa a modo suo, narrando aneddoti, raccontando storie di vita “vissuta”, vissuta nel nuovo regno naturalmente. I corpi dei defunti nuovi arrivati poi, sono instabili, si muovono secondo regole che non sempre sono quelle del regno dei vivi, vacillano, non seguono l’intenzione o l’emozione di chi li possedeva, fanno confusione, a volte sono addirittura slegati dalla mente.

Lo spazio scenico ove si svolge la vicenda è indefinibile, stretto, utile solo allo svolgersi minimale delle vicende. Ospita il tentativo di normalità delle due coppie, che alla fine però si arrenderanno e cederanno alla follia propria del luogo che ora li ospita, prima di ricominciare, come in un girone infernale, le stesse cose, gli stessi dialoghi, le stesse azioni.

Insomma parliamoci chiaro: il mondo dei morti non si può raccontare, bisogna viverlo.

Gli Smith

Morti, ma non da molto e non necessariamente insieme, tentano di replicare nel nuovo mondo le abitudini del vecchio, cercano di dialogare come facevano prima, di vivere una non vita normale. Naturalmente nulla della vita precedente ha più senso ora. Così i dialoghi sono stralunati, i tempi sballati, i figli, “vivi”, sono nominati come se fossero una scoperta, e in parte lo sono. Abbiamo detto che sono allegri e stralunati come solo i morti possono essere, ma sul loro volto, ancora si intravede un’ombra di tristezza per la prematura dipartita.

I Martin

Morti dopo gli Smith, loro sì, insieme, hanno persino dimenticato di essere sposati, di avere figli, tentano così di mettere ordine nel loro essere insieme. Amici degli Smith ora e non “prima”, li vanno a trovare, o meglio condividono con loro lo spazio necessario ad un incontro.

Mary

Precettrice dei Martin e degli Smith, li aiuta, li guida, li controlla, partecipa, non partecipe al loro adattamento alla nuova situazione. Passa loro gli oggetti “di scena”, quando servono. Innamorata, come lo si può essere in questo luogo, del capitano dei pompieri, subisce, benevola e paziente, le angherie degli Smith.

Il capitano dei pompieri

Il più anziano dei defunti, con un incarico ben preciso, o meglio due, spegnere e acculturare, ricambia Mary ma è in assoluto ligio al suo dovere principale, “forse” permutato dalla vita precedente.

La bambina

Non prevista nella stesura originale di Jonesco è l’unico personaggio vivo. Giocando si porta li sul confine tra vita e morte, non vede i personaggi, ma loro la vedono e si rattristano perché percepiscono in via definitiva il loro trapasso, cedendo così alla follia della loro insolita condizione.

 

La cantatrice calva di Eugene Ionesco

Regia di Maurizio Carlo Luigi Vitale