La lettera
di Maurizio Carlo Luigi Vitale


“...viviamo tempi tristi e la linea che separa il bene dal male si è alquanto sbiadita...”

   

Sinossi
L’inferno di tre esistenze dissolute ammantate di lusso e normalità. Nel tempo difficile di un’Italia fascista ad un passo dalla guerra, una famiglia nobile, dedita all’impegno sociale, cela sotto una coltre di perbenismo, il bisogno di dare un senso alla propria esistenza. La Contessa Panfili, suo nipote Leopoldo erede diretto con la sorella Irene, protetti dal podestà in quanto nobili titolati ma soprattutto in quanto possessori di un ingente patrimonio, evocano la turpitudine del proprio essere scagliandosi sui deboli, sul popolo, metafora della nobiltà viziosa della Francia pre rivoluzionaria e che vedrà nella guerra la propria rivoluzione che però, parafrasando Tomasi di Lampedusa, cambierà tutto affinché tutto resti com’è. Solo, il delegato di polizia Marinetti, indaga sulle nefandezze e le violenze commesse dalla famiglia Panfili, ponendosi al di fuori della sudditanza dovuta ai nobili e nel contempo, della gerarchia fascista, arrogandosi alla fine il ruolo di giudice e di giuria, per emettere un verdetto per nulla Salomonico. Uno spettacolo forte che racconta uno spaccato dell’Italia di quasi ottant’anni fa quando il delirio di una dittatura permetteva cose che inconcepibilmente accadono ancora oggi in una democrazia che non ha mai ne sconfitto ne cancellato i retaggi di una nazione dedita al signoraggio.


Un atto unico di Teatro Contemporaneo, recitato in modo forte mai realista un modello recitativo che affonda le proprie radici nel Teatro di Perriera.

Atto unico di 90 min.

10 attori.