Le Antigoni di Sofocle, Brecht, Weil

Regia di Rosetta Iacona e Maurizio Carlo Luigi Vitale

Spettacolo vincitore dei premi per la migliore attrice protagonista e migliori musiche
alla XI edizione del Tindari Teatro Giovani 2012.

Note di regia:

La follia. Intesa come stato della mente e non come patologia. Intesa come necessità di comunicare in un ambiente dove nessuno intende ascoltare. Ecco quindi che Antigone, nel dialogo iniziale, parla come se la sorella fosse presente, come se le rispondesse: invece è sola, completamente sola. Questo monologo iniziale ci fa comprendere la solitudine di Antigone. Inascoltata, abbandonata, pretenziosa nel chiedere che le venga riconosciuto un suo diritto. Antigone come Artemisia Gentileschi, violata, isolata, ma non forte come Artemisia, tanto da non reggere la prigionia e porvi fine con un colpo di pistola. Sì perché esattamente come Brecht, che collocò qualche millennio più avanti la sua Antigone, così questa messa in scena non si svolge al tempo della classicità bensì ai giorni nostri. Due bande giovanili si sono scontrate per il controllo di un territorio, entrambi i capi sono rimasti sul terreno, ma il poliziotto incaricato di riportare l’ordine, ora che nessuna banda prevale, ha fatto seppellire uno dei due e, pur essendo entrambi suoi nipoti, lascia per strada l’altro, come monito affinché ciò che è accaduto non si ripeta.

Il testo è esattamente quello di Sofocle, a collocarci in questa di metropoli altra, non riconoscibile ma comunque contemporanea; è lo stesso Polinice che, si permette, cosa concessa solo a chi è in una dimensione più alta, di raccontare la sua storia e puntualizzare gli avvenimenti. Un incipit che occhieggia alla scena iniziale di Sunset Boulevard di Billy Wilder. Creonte, l’uomo d’ordine, comprenderà il suo errore e quanto sia stato inutile imporre il suo smisurato potere. La Corifea, presenza senza tempo, sembra esistere da sempre. Saggia forse ancor più di Tiresia. Il Nunzio è in realtà una Gilda, una corporazione, la banda più forte tra tutte, un piccolo gruppo che sottomette, anche fisicamente le altre bande.

Nessuna scenografia, scena spoglia, a rappresentare la solitudine di Antigone, la solitudine della strada. Solo, sul fondo, su un telo una proiezione continua di immagini di insegne al neon, di strade, di metropoli di oggi e del passato, di immagini di E. Hopper come Boulevard of broken dreams o Automat ed altre.


Introduzione al testo:

Il testo utilizzato per questa rappresentazione è principalmente quello di Sofocle con la traduzione di Franco Ferrari, contaminato però da alcuni brani di Brecht e della Weil, tradotti, rispettivamente, da maria Grazia Ciani e Marco Castellani, il testo è stato poi adattato dalla prof.ssa Antonella Casciolo per ridurne la durata e restare entro l’ora di rappresentazione. Tutto ciò, insieme agli adattamenti e gli inserimenti curati dal regista, come ad esempio il monologo iniziale di Antigone invece del dialogo con la sorella Ismene, hanno dato come risultato il testo di una rappresentazione di Dramma Antico fortemente intrisa di Teatro Contemporaneo, ovvero di ricerca di nuove forme espressive, di corporeità, del portare l’azione scenica allo stesso livello del testo.