Troades di Euripide e Seneca

Regia di Maurizio Carlo Luigi Vitale

Spettacolo vincitore dei premi per la migliore regia e migliori musiche
alla XII edizione del Tindari Teatro Giovani 2013.

Sinossi


Le donne Troiane, uniche superstiti dopo la caduta di Ilio distrutta dai Greci, piangono i loro morti e la propria sorte. Private di tutto rese schiave attendono il proprio destino. Tra di esse Ecuba la regina della città distrutta, Cassandra sua figlia la vergine consacrata al dio Apollo che l’ha resa folle ovvero una veggente alla quale però nessuno crede, Andromaca moglie di Ettore il guerriero più grande e Elena moglie di Menelao e causa di tanta rovina. Le Troiane fiere e dignitose si confrontano, si raccontano. Estratte a sorte tra i guerrieri attendono la partenza delle navi Achee che le porteranno lontano, schiave in Argo. Quattro donne, quattro personaggi interpretati ognuna da tre attrici. Una messa in scena dove la distinzione coro/personaggio è stata abolita perché il dolore di una è il dolore di tutte e ognuna delle Troiane vive il dolore delle altre. Una messa in scena complessa, terzo atto di una trilogia iniziata con Le Baccanti secondo atto Le Antigoni, che racconta la condizione della donna oggi come allora, infatti Troades termina con un movimento a pendolo, simbolo del ripetersi circolare dell’Inferno ma anche simbolo dell’immutata difficile condizione della donna. Una messa in scena altresì complessa in quanto i ritmi del corpo, i movimenti le azioni sceniche sono incalzanti simbolo di una ricerca sulla corporeità iniziata con il primo atto della trilogia e portata avanti con perseveranza sino a questo Troades dove corporeità e recitazione si sono fuse in uno spettacolo incalzante di grande eleganza e di forte impatto scenico. Musiche registrate e tamburi dal vivo sottolineano momenti del dramma. A questi si aggiungono i colpi inferti dalle attrici a se stesse, ritmo del corpo e musica del dolore. I costumi, sobrie interpretazioni della tunica classica, accentuano la condizione di schiave, la sobrietà propria del lutto. La grottesca maschera di Odisseo il Greco che tutto mistifica e che porta l’odio dove regna l’amore vede il proprio contrappunto nel peplo funebre che copre il viso delle Troiane, simbolo del lutto della morte di Astianatte, figlio di Ettore e Andromaca, ucciso da Ulisse per evitare paterna vendetta. Peplo funebre che si trasforma in catene. Lutto delle Troiane che le lega indissolubilmente una all’altra.